Bolgheri, quando il Terroir fa la differenza!

Bolgheri, quando il Terroir fa la differenza!

Terroir è una parola francese di uso comune la cui traduzione per noi italiani è spesso scivolosa e soggetta a fraintendimenti. Parole quali tipicità, territorialità o terreno non sono sufficienti a spiegare cosa i francesi, maestri da sempre nella comunicazione, hanno inteso per secoli parlando di terroir dei vini. In Italia, comunemente parlando, ci sono terreni dove il vino viene più o meno buono, detto questo ci fermiamo lì. Per i francesi invece si parte dando per scontato che il vino sia buono, quindi da lì si sono concentrati su come questo o quel territorio riuscisse ad esprimersi in una certa bottiglia. Il terroir è in un certo senso l’essenza totale di un territorio istillata in una bottiglia di vino.

"Terra bona per le patate, non per le viti" - Cenni Storici

Oggi chi visita Bolgheri ascolta nomi mitici come Sassicaia, della Tenuta San Guido, Ornellaia, Guado al Tasso, Le Macchiole, e magari pensa che sia stato sempre così, che il dio Bacco vi abbia risieduto fin dai tempi antichi o che questa terra fosse considerata ab origine vocata per il vino, ma non è affatto così.
Anzi, se non ci fossero stati il marchese Mario Incisa della Rocchetta e l’enologo Giacomo Tachis, forse adesso racconteremmo tutta un’altra storia. Sì, perché un tempo da queste parti dicevano che la loro terra era “bona per le patate, non per le viti”, a eccezione del vitigno da cui ricavavano il “Rosatello”, un rosé certo di non memorabile qualità.
E poi lì davanti c’era il mare, il terreno salino, l’aria salmastra, tutte cose che non andavano bene per l’uva.
Per fortuna Mario Incisa della Rocchetta, grande esperto di cavalli e appassionato di vini francesi, non la pensava affatto così. Notando una certa somiglianza morfologica tra la zona della Maremma pisana e quella di Graves, a Bordeaux, per cui, a suo parere, il territorio sarebbe risultato adatto per allevare vitigni francesi, nel 1944, decise di importare alcune barbatelle di cabernet sauvignon e di cabernet franc, e le piantò all’interno della Tenuta San Guido, a Castiglioncello di Bolgheri.
Seguì poi con passione la crescita delle piante e, con l’aiuto dell’enologo Giacomo Tachis, ottenne, nel 1968, le prime bottiglie di Sassicaia, uno dei migliori vini di tutta la zona, oltre a essere l’unica etichetta italiana, similmente a poche altre francesi, in possesso, dal 2013, di una DOC tutta sua: la DOC Bolgheri Sassicaia.
Fu da questa coraggiosa decisione di Mario Incisa della Rocchetta, che andava in controtendenza con le opinioni dell’epoca, che s’iniziò a comprendere quanto Bolgheri, da un punto di vista enologico, avrebbe potuto diventare importate, tanto che da territorio inadatto alla coltivazione della vite si è trasformato, negli anni, in un terroir d’elezione di circa 1.320 ettari nel quale i tre vitigni principali sono il cabernet sauvignon, il cabernet franc e il merlot.

Le DOC Bolgheri

Benché la creazione effettiva della Bolgheri DOC risalga al 1983, è solo nel 1994 che furono inserite le indicazioni per la produzione dei vini rossi ed è da questo momento che inizia ufficialmente la storia moderna della Denominazione, nonché del Consorzio, fondato pochi mesi dopo.
Per essere precisi le DOC a Bolgheri sono due: la prima, Bolgheri DOC nelle tipologie di Bianco, Rosso e Rosso Superiore e la seconda, Bolgheri Rosso Superiore Sassicaia DOC, unico caso di doc aziendale “Monopole” riconosciuta in Italia.
La DOC delimita un territorio che altimetricamente va da pochi metri sul livello del mare ad ovest fino ai quasi 400 m.s.l.m. sulle colline poste ad est. Le origini dei terreni, nonostante la ristrettezza del territorio, sono sostanzialmente tre, fluviale, vulcanica e marina. Muovendoci dal mare troviamo prima terreni sabbiosi ed argillo-sabbiosi posti in un contesto mediterraneo e pianeggiante; ai primi incrementi altimetrici arrivano terreni alluvionali, caratterizzati da ciotoli tondi e depositi fluviali relativamente giovani. Infine, risalendo le colline, i terreni (in un contesto boschivo) diventano più complessi, i depositi fluviali sono quelli più antichi e si nota la presenza di rocce vulcaniche provenienti dalle vicine colline metallifere.
Queste differenze geologiche, altimetriche e di vegetazione in un territorio così ristretto sono la fortuna dei produttori Bolgheresi che possono così contare su una grade varietà di espressioni territoriali.

Da Globale a Locale - Il Valore Aggiunto del Terroir Bolgherese

Lo stile dei vini Bolgheresi, basato su vitigni internazionali, è dunque in totale rottura con lo stile del resto dei vini toscani, basato principalmente sul Sangiovese, vitigno che non riuscirebbe ad adattarsi a questi suoli. La totale assenza di vitigni autoctoni potrebbe essere per qualcuno sinonimo di mancanza di tipicità, ma in realtà è tutto il contrario. Se per esempio prendiamo in considerazione uno qualsiasi dei tanti vini prodotti da vitigni autoctoni, la sua originalità risiederà proprio nel recupero che è stato fatto di questo o quello specifico vitigno, indipendentemente dal luogo in cui il vino stesso viene prodotto.
Il fattore terroir poco o nulla potrebbe aggiungere a quel vino che si produce solo in quel luogo: la tipicità infatti sarebbe data principalmente dal vitigno in sè, più che dal territorio in cui viene coltivato.
Lo stile Bolgherese invece, basato su vitigni internazionali, permette al pubblico di portarsi a casa un pezzetto di “terra di Bolgheri”, di riscoprire cioè il profumo del mare e della macchia mediterranea ogni volta che si versa un vino bolgherese nel bicchiere. Questo approccio potrebbe essere considerato molto global, ma in realtà è quanto più di locale si possa desiderare. Il pericolo per un produttore che lavora con vitigni internazionali sta nel rischio di cadere nella mediocrità. Se un vino prodotto con vitigni internazionali non riesce a trasmette al consumatore il territorio in cui viene prodotto, allora sarà solo uno dei tanti Merlot, Cabernet o Syrah che girano per il mondo. I produttori Bolgheresi sono particolarmente consapevoli di questo fatto e hanno saputo negli anni “fare sistema” in modo particolarmente efficace: sono riusciti infatti ad individuare le tecniche e le pratiche adatte per far emergere chiaramente il “terroir” Bolgherese in tutti i loro vini, non solo in quelli più prestigiosi. Questa è la chiave del grande successo di quest’area!

La Nostra Proposta

Tra un assaggio e l'altro, la nostra scelta iniziale è stata quella di proporre e farvi conoscere in un primo momento alcuni vini della Tenuta Argentiera, situata a Donoratico, in un magnifico fazzoletto di terra maremmana che unisce campagna e mare, sospeso tra boschi e macchia mediterranea, nel cuore della DOC Bolgheri.
Il nome Argentiera porta impresso un significato evocativo: proviene dalle miniere d’argento che un tempo si trovavano in questa zona dell’Alta Maremma, ricca anche di sorgenti naturali e acque curative.
La Tenuta è la più prossima al litorale tirrenico e contemporaneamente quella che raggiunge la massima altitudine di tutto il territorio Bolgherese, arrivando a 200 metri sopra il livello del mare: questa duplicità la rende differente da tutte le altre e riesce a creare un microclima dalle caratteristiche uniche.
Come per costruire una casa, partiamo dunque dalle basi! Perchè da subito abbiamo apprezzato la linea Poggio ai Ginepri?

Nel Bolgheri Rosso DOC abbiamo trovato un vino di buona struttura e di ottima concentrazione. Un Bolgheri dal panorama olfattivo ampio e profondo, elegante e sempre caratterizzato da una certa morbidezza. Un vino capace di dimostrare tutta la classe di questo territorio così straordinario.
Degustandolo, vi basterà chiudere gli occhi per ritrovarvi tra i vigneti Poggio ai Ginepri, accarezzati dalla brezza marina, a pochi passi dal mare.

Il Vermentino Toscana IGT invece è caratterizzato da spiccata freschezza, al tempo stesso però si presenta ben equilibrato con i tipici sentori fruttati del vitigno.
Forte del suo affinamento in acciaio è un vino elegante, dal sapore autentico, ideale compagno dei torridi mesi estivi che ci attendono. Un bianco piacevolmente appagante e beverino.

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Non perdere questa occasione, scopri con noi questo magnifico terroir!

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